LIBEROLIBRO CONSIGLIA: TI AMO ANIMA MIA, NAJAA

Ogni settimana, LiberoLibro si propone di consigliare, tramite le recensioni dei nostri fidati recensori, un libro in particolare. Questa settimana consigliamo Ti amo anima mia, di Najaa; recensione di Giovanni Garufi Bozza. Buona lettura!

liberolibro macherio consiglia

La percezione di morire non si dimentica. Si insidia nelle vene per sempre e ti rende una persona diversa, consapevole che la morte è un rapidissimo secondo e che quello che la precede, se sai che sta per arrivare, è invece qualcosa di interminabile. Una dilaniante tortura.

Caro Visitatore,
Quello che ti presento oggi è Ti amo anima mia. Una storia di violenza, romanzo testimonianza di Najaa. Il tema centrale è la violenza di genere, che Najaa ha subito da colui che ha scambiato l’amore per sottomissione.
Ho conosciuto l’autrice un pomeriggio invernale, alla stazione Termini. Avevo appena letto e commentato un suo scritto e già parlavamo di Ti amo anima mia, della difficoltà a promuoverlo, giacché scritto sotto pseudonimo, per la paura che lui potesse scoprirlo, e tornasse a perseguitarla.
È una storia reale, che va a fondo nelle emozioni, diventa testimonianza utile alle donne incastrate in situazioni simili, nonché agli uomini, per comprendere la malattia dei loro simili. Sapevo che avrebbe fatto effetto vivere nella prima persona di Najaa la storia. Sapevo che ascoltare le sue emozioni mi avrebbe portato a bestemmiare il mio stesso sesso. Ma è ora di uscire dalle categorie che i media ci hanno insegnato. Donna e vittima e uomo e persecutore vanno dissociati come termini. Esistono gli uomini e i persecutori, ed esistono le vittime che hanno il diritto di tornare ad essere donne.
Najaa usa per lo più frasi brevi come in un continuo affanno, che diventano dolorosa e malinconica poesia in prosa. Entro in lei come lettore, sento il dolore delle botte e vedo la sua vista annebbiata.
Sognare sulle oscurità del mare è magnifico, ma queste ombre sono esattamente i timori che ho dentro.
Najaa descrive il suo matrimonio squallido e costretto col ricatto dell’amore, fa sentire la solitudine al lettore. Si nota che è una storia reale, le emozioni trapassano la carta e piombano nel cuore.
Quello che è riportato è un amore borderline, che passa dalla tenerezza a varie sfumature di violenza. E per tutta la lettura mi sono chiesto: perché? Perché si accetta tutto questo?
La gola diventa secca per la solitudine e se ne prova tanta leggendo questo libro. Con un susseguirsi di indicative Najaa costruisce mattoni di solitudine attorno al lettore.
E ciò la rende un’ottima testimonianza, anche se avrei lodato maggiormente uno stesso effetto ottenuto con frasi più complesse nella loro costruzione. Qualche subordinata in più non guastava, e l’uso di continue indicative è sì funzionale al libro, ma è anche lo stile tipico di Najaa, a fronte di due suoi scritti letti, stile che spero complessifichi un poco, perché ha tutte le capacità per riuscirci.
Ciò che traspare è un amore infantile, nel senso di inconsapevole, che si annulla per l’altro, come il bambino si annullerebbe per i suoi genitori. Va specificato che il persecutore, Sajmir, è albanese, ma l’autrice è attenta a far passare il messaggio che la cultura è solo in parte la causa della violenza. C’è un male, un vuoto disagiato più profondo, responsabile della violenza e dell’accettazione della stessa, che accomuna più culture. Accomuna anche gli italiani, che a confronto agiscono in modo più subdolo, meno evidente, con più violenza psicologica, profonda, invisibile a terzi. E quando si passa a quella fisica, spesso, è già troppo tardi.
Ma l’autrice ha allargato questo aspetto, si è scagliata non contro l’albanese, non contro l’uomo. Si è scagliata contro la violenza.
So che se lo evito la sua violenza si ingigantisce e l’impulso irragionevole diventa troppo pericoloso.
Appaiono poi delle forze dell’ordine che normalizzano il terrore di Najaa. Mi verrebbe da chiedere se ancora si tenda a normalizzare o se sia cambiato qualcosa, da quando la violenza è di moda mediaticamente…
Denunciare un amore crea un conflitto senza eguali, scrive Najaa. Un conflitto che sarebbe bene non porsi più, sradicando la violenza alle radici: insegnando alle nuove generazioni empatia e rispetto, la socioaffettività, per essere uomini e donne realmente liberi di amare, rispetto ai loro padri e ai loro fratelli e sorelle maggiori.
Consigliato, per comprendere.
Da promuovere per far comprendere.
Sinossi:
Una storia d’amore finita male, tra un ragazzo e una ragazza. Dall’incontro di Najaa con Sajmir, che sembra essere l’uomo più importante della sua vita, all’innamoramento più assoluto, al matrimonio e ai successivi problemi di gelosie e convivenza. Una lotta estrema tra amore e violenza, fino al momento della verità, quando Najaa apre gli occhi e si accorge della realtà. Da questo momento inizia la storia fatta di violenza che prosegue con la rottura del rapporto, la persecuzione dell’uomo nei confronti di lei e la definitiva separazione legale.

Lascia un commento