LIBEROLIBRO CONSIGLIA: ANNA, C. DE LUCA

Ogni settimana, LiberoLibro si propone di consigliare, tramite le recensioni dei nostri fidati recensori, un libro in particolare. Questa settimana consigliamo Anna, di Cetta De Luca; recensione di Giovanni Garufi Bozza. Buona lettura!

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Le donne scrutano, le donne vedono, le donne sanno.

Il libro che presento oggi è Anna, di Cetta De Luca, un’autrice che seguo e commento fin dagli esordi, capace di spaziare in più generi, di inventarsi e reinventarsi ad ogni nuova pubblicazione, così come nella vita.
Difficile trovare un fil rouge nei suoi romanzi, l’unico era la costante presenza di se stessa dentro i suoi libri, tratti della sua personalità affidati a personaggi diversi.
Simpaticamente, nel recensire Quella volta che sono morta, scrissi un invito da esorcista: Cetta, esci da questo libro!
Un’uscita compiuta con Anna, dove l’autrice scompare completamente dal romanzo e lascia una storia. Semplice e straordinaria.
Ambientato durante l’intera seconda guerra mondiale Anna si divide in tre sezioni : Anna, Della Guerra, Dell’amore. A far da sfondo un conflitto mondiale che busserà goffamente alla porta  lasciando Annina con un marito lontano e un figlio da crescere sola.
Da notare uno stile del parlato che ci rimanda all’epoca trattata e l’ormai nota capacità dell’autrice di costruire metafore d’effetto, nonché massime ben incastonate da segnare e ricordare.
Lascio al lettore la scoperta di questa piccola grande storia, l’ironia con cui i canoni di metà novecento vengono stravolti, nonché le vicissitudini della famiglia di Anna che fanno da contorno alla vicenda principale e il profumo affascinante di un paese del sud calabro.
Io voglio concentrarmi sulla figura di Anna, semplicemente complessa, innovativa. Una figura selvaggia, difficile da domare, a suo modo femminista e libera. Occorrerà molta fatica e abili stratagemmi perché Angelico riesca a farla innamorare di lui, dopo aver scoperto che non basta ottenere un matrimonio dai genitori per ottenere l’amore di una ragazza  (scoperte profonde in quegli anni!).
Quando Angelico partirà per la guerra, involontariamente volontario, Annina porterà per dieci anni avanti casa e famiglia, con una compostezza e una determinazione ammirevoli. Al marito lontano che le scrive lunghe lettere risponderà costantemente con poche righe, sempre uguali, che per lui assumeranno un valore simbolico importantissimo.
Dietro quelle righe c’è un animo che ribolle e che solo il mare riesce a contenere e placare. L’animo di una donna che si sente tradita e che chiede al suo uomo di essere tale, di saperla riconquistare, di convincerla a perdonare.
Scomparendo dietro le righe, l’autrice permette al lettore di innamorarsi di questa donna, di soffrire e gioire con lei, di chiedere con la protagonista ad Angelico di essere uomo.
Una piccola storia, che insegna tanto.
Una piccola nota critica alla casa editrice. Oltre alla necessità di rivedere il loro modo di impaginare il testo (specie i rientri di inizio paragrafo!) devono considerare che un libro senza la biografia di chi l’ha scritto è come un bambino orfano di genitore. Una delle informazioni più importanti per il lettore, dopo la sinossi, è proprio sapere chi è l’autore, rispondendo a una domanda inconscia: perché è la persona migliore per averlo scritto?
Io so perché Cetta è la persona migliore per aver scritto Anna, ma perché la conosco. Chi capiterà davanti al suo libro, se lo girerà tra le mani e noterà subito l’assenza. E spesso è proprio ciò che è assente a guidare maggiormente le nostre azioni.
Elementare, Watson! 😉

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