”Virginia” di Claudia Ryan – recensione di Omar Gamba

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Spesso dalla letteratura si esige che affiorino lati umani vissuti in circostanze disagiate o proibitive.
La banalità non suscita grande interesse e un disturbo o un dolore fisico, se adeguatamente curati in situazioni agevoli, possono sì destare interesse per l’anomalia che presentano nella ordinaria quotidianità, ma spesso nelle narrazioni non lasciano un segno decisivo e indelebile.
Per questa ragione il libro “Virginia”, storia romanzata sulla famosa Monaca di Monza, ha la peculiarità di colpire il lettore e di invogliarlo nel proseguire a sfogliare le pagine, per conoscere sempre di più i processi mentali e le degenerazioni fisiche della suora murata viva: essendo infatti una storia vissuta da una donna in situazioni difficilissime e crudeli.
E’ una lunga preghiera, un lungo monologo di questa monaca che nella sofferenza scoprirà la bellezza del perdono, dell’espiazione di peccati che pur essendo gravissimi, hanno la possibilità di essere ugualmente perdonati da quel Dio che si manifesta anche , e direi soprattutto, in situazioni difficili; ma il perdono potrà anche arrivare dall’uomo.
E potrà arrivare anche la consapevolezza dei piccoli gesti di bontà, che in mezzo a tanta cattiveria, vanno ad illuminare il buio di una vita difficile in un contesto difficile dove le pene sono severe e non vi è rispetto per la vita.
E neppure per l’esistenza macchiata dai più terribili delitti, neppure per l’esistenza di suor Virginia vi è una mancanza di consapevolezza della bontà e della carità, che in situazioni orribili danno comunque la speranza di sopravvivere.
Il romanzo è inevitabilmente focalizzato tutto sulla protagonista, narrato in prima persona, pochi dialoghi ma ben congegnati.
L’autrice raramente distoglie l’attenzione da suor Virginia, arrivando ad esplorarne i meandri della mente, i ricordi e le speranze mai sopite.
Un libro strutturato in 31 brevi capitoli, che permettono una agevole lettura. composto da 157 pagine e al prezzo di 9 euro. Leone Editore.

O.G.

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